La lotta per la libertà di una ragazza tunisina nella Primavera araba.

Il mio corpo mi appartiene (Italian Edition) - Amina Sboui

Quando si tratta di storie vere io non so proprio resistere, mi affascinano sempre, qualunque sia l'argomento che trattano. Ho quindi ceduto al richiamo di questo breve romanzo, pubblicato poche settimane fa e tanto chiacchierato.. purtroppo non è stata la lettura che avevo immaginato, ma sarà complicato motivare la mia recensione, quindi chiedo scusa fin da subito per eventuali frasi e pensieri senza senso.
Premetto che, prima dell'uscita del libro, non conoscevo la storia di Amina, nonostante sia molto recente e abbia sollevato un gran polverone, quindi non ho seguito in diretta tutti gli eventi. Scopro e conosco per la prima volta Amina così, con questo suo libro.
Delle testimonianze è sempre difficile parlare, perché non ci si può prendere la libertà di giudicare una trama o dei personaggi.. si è semplicemente in balia degli eventi raccontati, punto e basta. E forse il mio errore, da accanita lettrice di storie vere, forti e drammatiche, è stato proprio quello di aspettarmi da queste poche pagine una storia che lasciasse il segno in modo prepotente, come di solito succede con i libri di questo genere.
La storia ha inizio il 1 marzo 2013 quando Amina, blogger tunisina di diciotto anni, pubblica su Facebook una sua fotografia a seno nudo, con poche parole dipinte sulla pelle: 'Fanculo la vostra morale. Come c'era da aspettarsi questo slogan, poco fine ma senz'altro d'impatto, ha avuto ripercussioni molto forti su di lei e sulle persone che le stavano intorno. Da quel momento in poi Amina racconta in che modo è cambiata la sua vita: la segregazione in casa da parte dei famigliari, il collegio, le fughe e, infine, la prigione. Una storia potente, quindi, che mira a sensibilizzare le persone su ciò che ai giorni nostri ancora accade alle donne, vittime di torture e crudeltà e spiega l'importanza di non voltare lo sguardo davanti a questi problemi.

Penso che la religione esista perché ci sono persone che ne hanno bisogno e si sentono rassicurate dall'avere delle regole di vita. Quando si dice a un bambino: se fai una sciocchezza verrai punito, non uscirai per una settimana, non guarderai la televisione.. quelle minacce lo mantengono sulla retta via. Be', la religione è la stessa cosa. I religiosi passano il tempo ad agitare le loro minacce, e la minaccia suprema è quella di finire all'inferno. Io invece penso che ci si debba comportare bene e fare scelte giuste perché ci si è forgiati una morale di vita.


Il problema è che, purtroppo, lo stile di Amina è talmente superficiale e adolescenziale che non ho avuto la sensazione di star leggendo una storia realmente importante.. non emoziona e non coinvolge, uno strano mix tra una cronaca e un tema scritto in classe.
Ho deciso di dargli la sufficienza perché non posso ignorare che l'argomento trattato sia estremamente importante e, soprattutto, quando leggo queste testimonianze cerco sempre di tenere a mente che non si tratta di un'invenzione e che non ho nessun diritto di giudicare una storia vera. È stata Amina a vivere sulla propria pelle tutto quello che racconta e penso che sia giusto portare rispetto per come, quando e con quale stile ha deciso di raccontare la sua storia.
Non posso però negare di esserne rimasta in parte delusa.. ho sentito la mancanza di qualcosa, di spirito e di sentimento forse, e questo non mi ha permesso di lasciarmi emozionare dalle parole di questa giovane femminista.
Non me la sento né di consigliare né tanto meno di sconsigliare questa lettura, credo che davanti ad un argomento del genere sia necessario lasciarsi guidare dal cuore e dall'istinto. Io purtroppo non sono riuscita a lasciarmi trasportare tra le pagine dalle parole di Amina, a volte troppo colorite e spesso eccessivamente infantili. L'ho trovata una lettura poco emozionante, ma innegabilmente interessante, che a modo suo riesce comunque a lanciare le giuste provocazioni in grado di far aprire gli occhi anche a chi non ha mai vissuto sulla propria pelle la paura di essere donna.