Nessuno resta suicida per sempre. O muori o vai avanti.

Frank, Owen, Jin-Ae e Audrey.
Quattro amici, quattro ragazzi, che insieme formano i Suicide Dogs. Il loro patto? Visitare le tombe dei loro idoli, per poi arrivare alla Death Valley, e suicidarsi.
Un libro che porta in sé un valore immenso: la vita.
La vita, che è ingiusta, che è dolorosa, infelice. Che crea problemi e spezza i cuori. Ma che vale la pena di essere vissuta.
Quattro ragazzi con i problemi tipici dell'adolescenza, e forse qualche complicazione in più. L'omosessualità, il senso di colpa, il dispiacere, il non sentirsi accettati. Temi che devono essere trattati.
E l'autore lo fa con un ritmo incalzante, dandoci l'occasione di conoscere Owen e gli altri aspiranti suicidi. Dandoci la possibilità di riflettere.
La vita è uno schifo.
Finché non trovi qualcosa per cui vale la pena soffrire.
Lo stile dell'autore è semplice giovanile, in modo da far immedesimare il lettore fin dalle prime pagine. La storia si legge davvero in fretta, i personaggi sono ben caratterizzati e reali.
Ho apprezzato molto anche la decisione dell'autore di inserire tra le pagine le conversazioni in chat scritte tra i personaggi prima di incontrarsi.. mi ha aiutato a capire di più le loro decisioni e, soprattutto, le ho trovate un modo simpatico per spezzare i capitoli.
In conclusione, è una lettura che ho apprezzato molto, la storia mi è piaciuta perché è in grado di farci capire come i giovani, se trascurati o incompresi, si sentano crollare il mondo addosso. Gli adolescenti vivono in una dimensione tutta loro, difficile da comprendere per gli adulti, che la rimuovono alla mente il prima possibile. Spesso un piccolo problema per i giovani sembra diventare un ostacolo insormontabile, e in quei casi è importante avere accanto qualcuno che li aiuti a vedere la situazione da un punto di vista diverso.
Ma cosa succede quando accanto non si ha nessuno?